"William Wilson" è un racconto gotico del 1839 scritto da Edgar Allan Poe. Il racconto esplora i temi del doppio, della coscienza, e della moralità.
Trama:
La storia è narrata da un uomo, William Wilson, che riflette sulla sua vita, una vita tormentata da un suo doppleganger, anch'egli chiamato William Wilson. Il narratore incontra questo suo omonimo in un collegio privato. Il "doppio" è fisicamente identico a lui e lo imita costantemente, ma con una voce che il narratore descrive come un sussurro. Inizialmente, il narratore è infastidito e geloso del suo rivale, ma presto si rende conto che il "doppio" sta agendo come una sorta di coscienza, impedendogli di commettere azioni immorali.
La presenza del doppio diventa insopportabile e il narratore lo espelle dal collegio. Tuttavia, il doppio ricompare diverse volte nel corso della vita del narratore, sventando i suoi piani disonesti e rivelando la sua condotta immorale in pubblico.
L'apice della storia è un confronto finale durante una festa di Capodanno a Roma. Il narratore, accecato dalla rabbia, pugnala a morte il suo doppio. Mentre il doppio muore, il narratore vede la sua stessa immagine riflessa in uno specchio, rendendosi conto che aveva ucciso se stesso. La voce morente del doppio rivela che uccidendolo, il narratore ha ucciso la propria anima e possibilità di salvezza.
Temi Chiave:
Stile:
Poe utilizza un linguaggio ricco e descrittivo per creare un'atmosfera di orrore e suspense. Il racconto è caratterizzato da un tono introspettivo e psicologico, focalizzato sulla psiche tormentata del narratore.
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